«Un amico l’altro giorno mi ha portato in un posto sorprendente: l’Augusteo. Ottaviano Augusto l’ha costruito per seppellirvi i suoi resti; quando sono arrivati i barbari lo hanno distrutto come tutto il resto. Il grande Augusto, il primo vero grande imperatore di Roma, come poteva immaginare che Roma, che per lui era il mondo intero, un giorno sarebbe stata un cumulo di rovine? Ѐ uno dei posti più silenziosi e solitari di Roma, la città gli è cresciuta intorno durante i secoli… […] accettiamo di vivere nell’infelicità perché abbiamo paura dei cambiamenti, delle cose che vanno in frantumi; ma io ho guardato questo posto, il caos che ha sopportato, il modo in cui è stato adoperato, bruciato, saccheggiato, tornando poi ad essere se stesso e mi sono sentita rassicurata… Forse la mia vita non è stata così caotica è il mondo che lo è! E la sola vera trappola è restare attaccati ad ogni cosa… Le rovine sono un dono, la distruzione è la via per la trasformazione. Anche in questa città eterna, l’Augusteo mi ha dimostrato che dobbiamo sempre essere preparati a ondate infinite di trasformazioni.»
Mangia, prega, ama. Elizabeth Gilbert.
Storie diverse si son succedute sopra questo stesso suolo. Fu sepolcro del Princeps Legibus Solutus e dei principali membri della sua famiglia: i Giulio Claudia. “Augusto” morì in pieno “Agosto”, il 19 del 14 d.c., a Nola. Dopo venti giorni il suo corpo fu portato a Roma, venne arso accanto al Mausoleo in quel di “Gusto”, all’interno di una grande pira che portava il nome di Ustrinium Divi Augusti. La leggenda narra che quando l’Imperatore fu portato all’interno del Mausoleo in cielo si alzarono delle colombe bianche, un prodigio che volava su Roma, a ricordare la grandezza del I° Imperatore Romano e del suo eco che risuona in tutto il mondo…
Ma le prime ceneri ad entrarvi furono quelle del suo designato erede al trono, il nipote Marcello, che morì giovanissimo, nel 23 d.c.
All’interno il Mausoleo custodisce, tra gli anelli concentrici ormai scomparsi, unici nel loro genere, tracce di quell’Amore che ancora oggi commuove… vi son contenute delle iscrizioni, dettate dallo stesso “Augusto”: «Mio genero Marcello», «Mia sorella Ottavia». Si respira intimità, tenerezza, di quella che ti scopre il cuore e lo fa piangere di gioia. Un’intimità capace di rendere quel ricordo ancora vivo e farlo risuonare nell’aria come un’eco. Ancora oggi.
Anche dopo i secoli di abbandono e rovina, dopo la trasformazione in roccaforte dai Colonna, dopo esser stato incendiato, saccheggiato e sfruttato dai Barbari, per ricavarne calce. Insomma, dopo aver vissuto mille vite… ancora fu tramutato in vigna, “elevato” a giardino pensile, convertito in anfiteatro ed infine venne ad esser L’Augusteo, l’Auditorium chiuso nel 1936 quando si iniziò la sistemazione della zona. Da lì in poi, un’altra storia, quella di oggi.
Vi lascio così, usando quelle che furono le ultime parole dell’Imperatore “Augusto”:
ACTA EST FABULA PLAUDITE!
Uomo- Imperatore- Fratello, il Divo Augusto consapevole del suo Essere e della sua Grandezza.
“Eterno”.